Difficoltà di Apprendimento

I bambini e i ragazzi nascono curiosi, con voglia di imparare cose nuove.

Sempre più spesso ci si trova davanti a giovani con problemi di attenzione e concentrazione, con scarsa capacità di memorizzazione e di logica, perché?

Queste difficoltà ostacolano o rendono molto difficoltose una serie di abilità che dovrebbero emergere, che NATURALMENTE si manifestano nei neonati prima, nei bambini e negli adolescenti poi: osservare, imparare, memorizzare, ripetere, imitare, inventare …

Buoni studenti sono buoni ascoltatori. Di seguito scopriremo perché. Vedremo come molte difficoltà di apprendimento sono in effetti difficoltà di ascolto. La buona notizia è che possiamo sintonizzare le nostre orecchie, così da raggiungere il massimo potenziale di apprendimento.

  • buoni studenti hanno orecchie selettive: possono facilmente distinguere fra le varie frequenze di cui è costituito il linguaggio. Molti studenti scarsi mostrano difficoltà in tal senso.
  • buoni studenti hanno una dominanza uditiva destra. Molti studenti scarsi l’hanno a sinistra.
  • buoni studenti possono focalizzarsi sui suoni che sono importanti ed escludere le informazioni irrilevanti. Molti studenti scarsi, soprattutto se sono iperattivi, non sono in grado di eliminare con facilità le informazioni irrilevanti.
  • buoni studenti hanno orecchie che catturano le frequenze energizzanti dello spettro sonoro. Molti studenti scarsi, non beneficiano “dell’energia sonora”.

La scrittura e la lettura presuppongono capacità di astrazione, presuppongono cioè che lo SVILUPPO della personalità del bambino sia avvenuto ARMONICAMENTE, così che possa sorgere il DESIDERIO DI COMUNICARE e la volontà di farlo.
Il desiderio di APRIRSI all’ASCOLTO.

Quindi prima di ogni considerazione dobbiamo chiederci se il bambino o il ragazzo ha avuto uno sviluppo armonico, tale da consentirgli di sviluppare questo grande desiderio. Oppure se ci sono state “fermate” o “rallentamenti” che ne hanno ostacolato l’espressione.
La possibilità di sentire i suoni inizia alla ventesima settimana di vita intrauterina, mentre si sviluppa il sistema nervoso, l’orecchio è già in grado di sentire: principalmente la voce della madre, poi tutti i suoni prodotti dal corpo della madre e quelli provenienti dal mondo extra-uterino. L’orecchio termina il suo processo di sviluppo più o meno alla pubertà, quando entrano pienamente in funzione anche le cellule nervose che veicolano i suoni gravi.
Pertanto, durante questo lungo percorso di maturazione del feto prima, del neonato e del bambino poi, anche l’orecchio prosegue il suo cammino di sviluppo. Ogni trauma o difficoltà sopraggiunti in questo lungo intervallo di tempo, può inficiare la capacità di ascolto della persona.
Otiti ripetute, tonsilliti, ma anche traumi emotivi, come la perdita di un nonno, una separazione o un trasloco, possono indurre reazioni di difesa che possono inficiare la possibilità di ascolto.

Paul Madaule, psicologo, direttore del Listening Centre di Toronto, sostiene che “non ci relazioniamo con le persone direttamente, ma attraverso la nostra voce. La voce è un medium. Il cervello è un utilizzatore di strumenti, e la voce è uno strumento. Il bambino nella pancia percepisce molti suoni di bassa frequenza (come il battito cardiaco e la respirazione), poi ecco che ogni tanto irrompe la voce della madre, la quale è caratterizzata da suoni di bassa ma anche di alta frequenza. “Possiamo immaginare che il feto faccia un primo tentativo di sintonizzarsi sul suono più gradevole, quello della voce materna. … ma la voce non è una radio, non è sempre accesa, e il bambino nell’utero non può controllarla; per poterne godere deve aspettare finché non torna. È da qui che sorge il primo desiderio di creare un contatto. Segue, poi, la prima gratificazione: il piacere di udire di nuovo quel suono. Da questo primo silenzioso ‘dialogo’ ha origine l’ascolto … il feto non coglie il significato dei messaggi trasmessi dalla voce della mamma, ma è capace di coglierne la carica emozionale. … è come se i suoni filtrati delle voci materne invogliassero i bambini a entrare a far parte di un mondo i cui mezzi di comunicazione sono il suono e le parole

L’Audiopsicologia, attraverso il training d’ascolto rimette in gioco tutte le potenzialità dello studente grazie all’orecchio elettronico, che il dr. Alfred Tomatis definiva: “SIMULATORE DI ASCOLTO NON CONDIZIONATO”

Orecchie selettive

La capacità di distinguere i suoni, consente di distinguere i fonemi, ossia gli elementi sonori di cui è costituita la parola. Non sentire bene i suoni acuti impedisce di discriminare, per esempio, fra le lettere “B”, “D” e “P”, oppure di percepire i suoni “S” o “F”.
Nella figura a fianco è visibile come le lettere “B”, “D” e “G” abbiano la stessa formante di base (in termini semplici si tratta del suono di base), mentre si distinguono l’una dall’altra, solo per le formanti superiori, ossia per i suoni emessi nella parte più acuta dello spettro sonoro. Tali differenze, inoltre, non sono costanti, ma dipendono dal suono che li segue.
La percezione del linguaggio è costituita dalla percezione uditiva dello stesso, insieme ad altri aspetti percettivi (visivo soprattutto, ma anche cinestesico, ritmico) in un continuum, sostenuto dalle esperienze precedenti e dal contesto emotivo.

Siamo costruiti in modo da vedere e sentire quello che ci aspettiamo di vedere e sentire, ciò che ci sembra appropriato in relazione alle nostre esperienze precedenti ed alla situazione emotiva in cui ci troviamo in quel momento ed alle emozioni che quel suono o quell’immagine evocano in noi in relazione ai nostri ricordi.
Nell’immagine a fianco vedete una giovane ragazza o una donna anziana? (l’orecchio della giovane è l’occhio dell’anziana).

Un tipico errore di percezione acustico/visivo è l’effetto di Mc Gurk.

Dominanza uditiva

Il concetto di dominanza uditiva fa riferimento al fatto che a livello cerebrale la possibilità di riconoscere i suoni dando loro un significato e la possibilità di emettere suoni sotto forma di parole risiede nell’emisfero cerebrale sinistro. L’emisfero sinistro comprende il significato e formula parole e frasi, mentre quello destro interpreta il contenuto emotivo di ciò che è stato udito.
L’area corticale di Wernicke è responsabile dell’identificazione dei suoni, l’area corticale di Broca della produzione dei suoni. Il sistema è molto complesso e si avvale di numerose aree cerebrali, ma, ai fini dei nostri scopi, è sufficiente conoscere questa distinzione un po’ scolastica.
Le vie nervose che si dirigono al cervello e che da esso partono sono per la maggior parte crociate: pertanto, semplificando, i suoni che entrano dall’orecchio sinistro vanno all’emisfero cerebrale destro e viceversa. Quindi se utilizziamo preferenzialmente l’orecchio destro come porta d’ingresso per i suoni, questi avranno una via diretta e breve per l’area cerebrale atta a riconoscerli, viceversa, se utilizziamo preferenzialmente l’orecchio sinistro come orecchio principale, allora i suoni verranno ancora più arricchiti della componente emotiva, ancor prima che sia stato possibile attribuire loro un significato.
Se uno studente, utilizza come orecchio dominante il sinistro, i suoni gli arriveranno con un certo ritardo e connotati da un notevole carico emotivo, rendendo la comprensione molto più complicata e frustrante.
Viceversa, uno studente con dominanza uditiva destra, recepirà i suoni chiaramente e rapidamente, contestualizzandoli adeguatamente da un punto di vista emotivo: senza drammatizzare e senza doversene difendere al punto da “fregarsene”.

Focalizzarsi

Le nostre orecchie sono costruite in modo tale da “sintonizzarsi” sui suoni che desiderano ascoltare, ovvero escludere quelli inutili, fastidiosi o dannosi. L’orecchio medio contiene due muscoletti, i più piccoli del nostro corpo, che agiscono di concerto per proteggerci dai suoni intensi (sopra i 70-80dB): viene deteso il timpano che diviene così più flaccido e meno sensibile e viene  sposata lateralmente la staffa in modo che i liquidi che si trovano nell’orecchio interno sia sottoposti ad una pressione minore e siano, quindi meno sensibili alle vibrazioni sonore in arrivo.
I ricercatori hanno dimostrato che questo riflesso acustico può essere evocato anche dalla voce, già a un volume di 20dB. Inoltre, sempre in condizioni di stimolazione sonora normale, i due muscoli sopraddetti possono essere “comandati” dalle stazioni cerebrali superiori a funzionare aumentando la sensibilità ai suoni acuti o a quelli gravi, a seconda di ciò che abbiamo deciso di ascoltare o non ascoltare.
Come tutti gli altri muscoli del nostro corpo, anche questi possono essere contratti, perciò non funzionare adeguatamente per proteggerci dai suoni intensi, oppure essersi abituati a stare in una posizione di “difesa” che ci impedisce di concentrarci sui suoni che vogliamo ascoltare.
Un orecchio aperto all’ascolto è in grado di selezionare con semplicità ed immediatezza i suoni che desidera ascoltare ed escludere quelli che sono fastidiosi, sia provenienti dall’esterno, sia provenienti dall’interno (rumori respiratori, masticatori, il battito cardiaco ecc), così come può proteggersi dai rumori “molesti” non venendone irritato.

Frequenze energizzanti

I suoni percepiti dall’orecchio e dal corpo, vengono veicolati al cervello sotto forma di energia che viene utilizzata per la veglia, il pensiero, la creatività, lo studio. La ricarica corticale è la funzione meno nota ma più importante dell’orecchio. Senza il rifornimento continuo da parte della “dinamo”  del nostro cervello, ossia l’orecchio, non può essere accesa la luce sulla coscienza.