Ascolto intrauterino
Già dagli anni ‘60 il dr. Tomatis evidenziò come l’orecchio sia il primo organo che si organizza interamente gia nella vita intrauterina ed inizia così ad elaborare le radici dell’ascolto e del desiderio di comunicare.
“Lavorando su un testo di Negus, uno scienziato inglese specialista mondiale della laringe, mi aveva colpito un’osservazione: – se delle uova di uccelli canterini venissero covati da uccelli non canterini, i piccoli rischierebbero, alla loro venuta al mondo, di essere essi stessi non canterini, più avanti aggiungeva che se le uova venissero covate da uccelli canterini d’altro genere rispetto ai veri genitori, i nuovi nati rischierebbero allora di cantare in modo diverso fin dalla nascita. Alcuni esperimenti di Konrad Lorenz confermavano la mia ipotesi. Lorenz racconta infatti che, avendo parlato con regolarità a delle uova, aveva constatato che gli anatroccoli nati da quelle uova giravano la testa verso di lui e si precipitavano dalla sua parte appena pronunciava una parola. Era come se esistesse tra loro una comunicazione vera e propria attraverso il linguaggio. Ero sempre più persuaso che la comunicazione sonora fosse il più importante di tutti i contatti che la madre intrattiene con il bambino che si trova ancora in lei. Soprattutto lo nutre di suoni.
Dalla voce materna, in particolare, ricava tutta la sua sostanza affettiva.
Si instaura così la comunicazione audiovocale primordiale. Quando il circuito si stabilisce perfettamente, l’embrione attinge da questo dialogo permanente un senso di sicurezza che gli garantisce una crescita armoniosa.” (Da “L’orecchio e la vita” A.A.Tomatis)
“Tra gli anni ‘50 e gli anni ‘60 affrontavo la questione molto complessa, ma tanto appassionante, dell’ascolto intrauterino. Di tutte le mie ricerche questa sarebbe stata quella più rilevante.
“Ero ancor più attratto da un approfondimento dello studio della vita intrauterina a mano a mano che aumentava, in seno agli ambienti scientifici, l’interesse che avevo suscitato fin dagli anni 1953 – 1955. In numerosi paesi ci si preoccupava (ognuno alla propria maniera) di riscoprire quello che avevo da tempo messo in evidenza, e cioè che il feto sentiva.
Questa insistenza nell’attribuire al feto questa facoltà mi sta particolarmente a cuore in quanto corrisponde ad una mia convinzione profonda: e cioè che fin dall’inizio inizio l’ascolto sollecita l’uomo nella sua evoluzione ontogenetica e nel compimento del suo ciclo umano. Perciò ho potuto affermare con ancora maggiore insistenza ed autorità, che il feto sapeva ascoltare e che riusciva a farlo solamente nella gamma dei suoni acuti.
Ma era questo il punto dolente. Infatti se è vero che oggi molti ricercatori ammettono l’esistenza dell’udito fetale, e anche vero che sorgono delle controversie riguardo a ciò che il feto è in grado di percepire. A tutt’oggi la maggior parte di coloro che si occupano di questo problema pensano sia normale ritenere che il feto senta soprattutto i suoni gravi. Grazie a Dio invece l’orecchio opera e funziona come un filtro. Riesce a smorzare tutti i suoni che lo disturbano annullando di conseguenza i suoni gravi (borborigmi, flusso e riflusso respiratorio, battito cardiaco, rumori da lui stesso provocati nel liquido amniotico). L’orecchio fetale agisce in questo modo come “una via d’accesso alta” cioè come un filtro capace di sopprimere i gravi. In effetti è solo attorno ai 2000 hertz che l’udito fetale comincia a funzionare.
Se le nostre indagini ci hanno rivelato che il feto non solo sente, ma sa anche ascoltare e quindi integrare, esse ci hanno ugualmente permesso di constatare che l’embrione, a partire dal secondo mese della vita intrauterina, è in grado di fissare una traccia delle informazioni a livello dei nuclei vestibolo-cocleari. Si assiste così alla nascita di una memoria primordiale che verrà ulteriormente diffusa nel sistema nervoso a mano a mano che quest’ultimo proseguirà nella sua evoluzione, molto più tardiva di quella dell’organo uditivo. E’ in questo modo che l’embriofeto, entità effettiva sul piano dell’ascolto, viene a nascere, lasciando intravedere un processo di preparazione delle strutture che formano l’essere umano, gia implicitamente vivo e vibrante fin dal momento della concezione.” (Da “L’orecchio e la vita” A.A.Tomatis).
Per saperne di più potete approfondire:
per quanto riguarda i testi scritti da A. Tomatis con “La notte uterina” e “Nove mesi in paradiso”
per quanto riguarda gli articoli pubblicati dalla letteratura internazionale, scegliete i tag “ascolto intrauterino” e “motherese”.