La sindrome di Ménière
L’audiopsicofonologia: una speranza per trattare la vertigine di Ménière
Il dr. Tomatis, nel corso della sua pratica ha accidentalmente scoperto che, aiutando i suoi pazienti ad aprirsi all’ascolto, coloro che soffrivano della vertigine di Ménière ne avevano sollievo: un problema organico che scompare grazie ad un migliore ascolto!?!
Questa scoperta l’ha condotto a rivedere da cima a fondo la fisiologia dell’orecchio che si credeva destinata unicamente a mantenere l’equilibrio ed a sentire passivamente i suoni. Di conseguenza, il dr. Tomatis ha dimostrato la differenza tra il processo dell’udito (sensazione passiva del suono) ed il processo d’ascolto (percezione attiva).
La messa in ascolto dell’orecchio necessita della mobilizzazione della muscolatura dell’orecchio medio per captare i suoni desiderati e mantenere il corpo nella posizione di ascolto. Questo sforzo dipende dal desiderio di comunicare che varia in relazione al nostro vissuto emozionale passato e presente. Psichismo e sistema nervoso sono profondamente embricati. Grazie al sistema nervoso, l’uomo partecipa, entra in relazione, comunica, agisce, esiste o, al contrario, si astrae dal suo ambiente naturale e si chiude in se stesso. L’orecchio è il principale organo della comunicazione. Esso reagisce con particolare sensibilità a minime variazioni dello psichismo.
I risultati clinici del dr. Tomatis l’hanno portato a sostenere che “la Ménière è una risposta organica dello psichismo che prova a risolvere un conflitto interiore.” La partita si gioca al di fuori del campo della coscienza. La sindrome di Ménière, con la sua andatura incerta e instabile, è uno stratagemma per escludere l’ascolto, l’unico modo possibile per affrontare una situazione giudicata altrimenti intollerabile.
Il lavoro psicosensoriale sotto Orecchio Elettronico ridona progressivamente ai muscoli dell’orecchio medio la loro mobilità e la loro capacità di adattamento (migliora la gestione delle pressioni dei liquidi dell’orecchio interno). Viene così ristabilito il controllo vestibolare che permette il recupero dell’equilibrio e una migliore gestione dei movimenti. Grazie a questa rieducazione, che fa rinascere il desiderio di tendere l’orecchio verso l’altro, le tensioni psicologiche che erano all’origine del problema si relativizzano e, di conseguenza, si riducono poco a poco.
Ecco i risultati! Nell’80 al 85% dei casi, le vertigini spariscono.
Questo miglioramento che dona un enorme sollievo, si manifesta, in linea di massima, abbastanza velocemente, dopo una o due settimane di trattamento. Nel caso in cui le vertigini siano accompagnate da acufeni, il miglioramento dei ronzii arriverà in un secondo momento. Generalmente, nel 60 al 65% dei casi, gli acufeni diminuiscono in intensità e diventano più sopportabili. Il recupero della perdita dell’udito, legata alla Ménière, avviene in relazione alla severità dei casi: in alcuni casi è completo, in altri minimo e non stabile. Ma, in ogni caso, la persona ritrova il suo equilibrio corporeo ed i suoi riferimenti spaziali. Recupera la fiducia in se stessa, ritrova il gusto di uscire, di agire e di comunicare. L’energia vitale è ristabilita così, la memoria e la concentrazione consentono di riprendere le attività che danno colore alla vita.
Per approfondire è suggerita la lettura del libro scritto da Alfred Tomatis: Vertigini, pubblicato da Ibis