Analizzatore di movimento
Se si studia l’evoluzione dell’orecchio nelle varie specie e nell’embriologia umana si comprende immediatamente come esso si sia sviluppato con la principale funzione di ANALIZZARE il MOVIMENTO.
Nell’albero evolutivo si vede comparire all’inizio un organo deputato all’analisi delle vibrazioni e del movimento in ambiente acquoso, l’ORGANO della LINEA LATAERALE. Quindi appare un organo che analizza il movimento sul piano orizzontale, l’UTRICOLO, e successivamente i CANALI SEMICIRCOLARI per l’analisi dell’accelerazione e del movimento della testa rispetto al corpo. Poi ancora, con la progressiva evoluzione della stazione eretta, si vede comparire il SACCULO, che si occupa dell’analisi del movimento sul piano verticale.
Infine, come diverticolo del sacculo, si forma la LAGENA che acquisterà la forma definitiva di COCLEA nei Mammiferi, deputata all’analisi del movimento rapido, ossia del SUONO. Infatti, qualunque movimento che superi i 20 cicli al secondo, diviene suono. E’ quello che accade, per esempio, alle ali delle zanzare: il loro movimento rapido diviene il suono fastidioso che noi percepiamo nelle calde sere d’estate.
Queste osservazioni sono state elaborate dal prof. Alfred Tomatis nella constatazione che lo sviluppo dell’orecchio porta prima all’acquisizione della verticalità e poi del linguaggio. Di seguito quanto il professore scrive ne “L’ascolto umano” (Ed. RED 2001):
“La filogenesi ci mostra come l’orecchio si sia evoluto sotto la spinta dell’integrazione di fenomeni sempre più complessi. E’ con essa che ci rendiamo conto di come si sia affinato e messo al servizio della sua funzione più elevata e più nobile, l’ascolto. L’orecchio interno si è evoluto passando prima dalla fase utricolare poi sacculare, ampollare e infine cocleare. Nei mammiferi appare il blocco incudo-malleolare costituito dall’incudine e dal martello. La staffa ed il blocco incudo-malleolare sono differenti fisiologicamente ed embriologicamente poiché il primo si forma partendo dal secondo arco branchiale e il secondo dal primo arco branchiale. La funzione ed il montaggio evolvono in modo progressivo per assicurare all’orecchio tutte le attività divenute indispensabili per la dinamica relazionale con l’ambiente.
Il vestibolo è associato a quello che noi chiamiamo “cervello vestibolare”, una sorta di cervello primitivo messo a punto per organizzare la coordinazione motoria sotto tutti i suoi aspetti, dalla statica alla dinamica. Vi si aggiunge l’archeo-cerebellum, proiezione del vestibolo sul sistema nervoso, a cui segue un paleo-cerebellum sul quale il corpo sarà a sua volta rappresentato. L’archeo- ed il paleo-cerebellum si collegano strettamente tra di loro grazie alla rete della corteccia cerebellare costituita dalle cellule di Purkinje. Così si costituisce l’armonizzazione ed il controllo del corpo nella sua totalità per instaurare un vero dialogo con l’ambiente. E’ a livello delle cavità vestibolari (utricolo, sacculo, ampolle dei canali semicircolari) che avviene l’integrazione del ritmo. Quando la coclea si forma, essa stabilisce le sue connessioni con la corteccia per l’intermediazione del neo-cerebellum. E’ su questo che si proietta la neo-corteccia.
L’informazione ricevuta dalle aree paleo- ed archeo-cerebellari permetterà la strutturazione dell’immagine corporea. Il corpo esce così dalla semplice virtualità per mettersi al servizio del linguaggio. In effetti, un linguaggio ben organizzato presuppone uno “strumento” corporeo ben elaborato. Si osserva spesso che la scoordinazione motoria è legata a perturbazioni del linguaggio, e quando quest’ultimo viene rieducato si ha un miglioramento della motricità.
Proseguendo in questa analisi, possiamo dire che la verticalità è indissociabile dalla postura ideale dell’ascolto, alla quale è intimamente legata. Così il comportamento della struttura dell’uomo è caratterizzato da una triade: il linguaggio e la verticalità, ai quali si aggiunge la lateralità, cioè la presa di coscienza del corpo sul piano spaziale.”