Handicap motori
Testimonianza di un fisiokinesiterapista che applica l’Audiopsicofonologia
Le persone con handicap motorio occupano la parte principale della mia attività come kinesiterapeuta, l’Audiopsicofonologia mi ha affascinato per il considerevole vantaggio che può portare loro.
In effetti, per molto tempo ho avuto l’impressione di girare in tondo: scontrandomi da una parte con “errori di comando” che escono dal sistema elettronico costituito da un cervello spesso in cortocircuito, dall’altra con una visione terapeutica molto meccanicista per cui veniva perseguito soltanto il recupero della deambulazione, spesso a tutti i costi.
Dopo anni di esperienza con la rieducazione attraverso l’Audiopsicofonologia, gli enormi progressi che osservavo su bambini che teoricamente erano già arrivati al loro massimo limite di recupero, mi hanno permesso di riconsiderare, da una parte il funzionamento del cervello, dall’altra le strade più utili da intraprendere per ottimizzare il processo di rieducazione e riabilitazione dell’handicap motorio.
Sul piano cerebrale, com’è vero che un trauma alla nascita provoca l’anossia delle cellule nervose e la loro morte dopo tre minuti di assenza di vascolarizzazione, deficit irreversibile ma di fatto limitato; è altrettanto vero che esiste una massa considerevole di cellule che ne escono “stordite”, come fossero in uno stato di shock, che è quindi solo necessario risvegliare. Potremo paragonare la situazione a quella in cui ci si troverebbe in un condominio in cui qualcuno avesse gridato “Al ladro! Al ladro!”: sarebbe necessario condurre un opera di rassicurazione sui condomini che non hanno subito alcun furto invitandoli ad aprire nuovamente le loro porte dopo che la paura li aveva indotti a barricarvisi dietro. Potranno esserci state delle porte scassinate o degli inquilini tramortiti, ma la maggior parte degli abitanti dovranno solo essere rassicurati, invitati ad allentare le loro serrature e riprendere le loro normali attività.
L’apparecchio di stimolazione inventato dal dr. Tomatis, grazie all’allenamento e all’eccitazione che procura, alle stimolazioni che fornisce, riesce a risvegliare una parte di queste cellule “stordite”. In particolare, negli spastici, il tono muscolare diminuisce considerevolmente.
Nel coreoatetosico, la coordinazione sarà migliorata grazie alla stimolazione cerebrale che consente un maggiore controllo da parte della corteccia cerebrale sul resto del sistema nervoso. L’atassico, migliora il suo precario equilibrio grazie al fatto che si lavora sulla parte vestibolare dell’orecchio.
Parallelamente all’aiuto che l’Audiopsicofonologia fornisce sul piano puramente fisico, si constata un netto miglioramento sotto diversi aspetti. Si osserva il bambino entrare nel suo corpo, abitarlo, i suoi divengono più armoniosi, si precisa la rappresentazione del suo schema corporeo, il suo orientamento spaziale diviene più sicuro.
L’agitazione spesso associata a questi casi, si quieta, l’udito evidentemente migliora, e così anche la vista poiché i nervi oculomotori sono sotto il governo del vestibolo, di conseguenza il fatto di lavorare sul nervo oto-vestibolare, di fatto, stimola anche i nervi oculomotori. Frequentemente migliora anche lo strabismo.
La lateralità si abbozza poi si afferma, dirigendo l’elaborazione di un linguaggio che prende forma grazie alla dinamica che si istituisce, e che gli permette di strutturarsi. Sul piano psicologico, l’Audiopsicofonologia gioca un ruolo, essenziale, primordiale, insostituibile che non è stato ancora totalmente compreso.
La voce materna coccola il bambino, il parto sonoro gli permette di rivivere senza dolore una nascita che è stata sicuramente traumatizzante, vista la sua attuale disabilità.
La musica filtrata gli permette di sentire il suo corpo che fino a quel momento gli è stato, per gran parte, estraneo: le sue sensazioni erano vaghe, il suo controllo maldestro, talora impossibile.
Rientrerà nel suo corpo, nella sua pelle, farà conoscenza con sé stesso e diverrà collaborante, acconsentirà ad aiuti che fino a quel momento erano stati vani in quanto dovevano fare i conti con il disinteresse conseguente alla mancanza di dinamismo interiore.
Il risveglio operato sul nervo acustico introdurrà alla vocalizzazione, poi al raddrizzamento e infine alla verticalità: posizione che prepara direttamente alla verbalizzazione, ultima tappa della sua umanizzazione.